UN APPUNTAMENTO NELLE MEMORIE
Ho vissuto spesso due giorni speciali, oltre i grattacieli, il parco e la quinta strada con il Rockefeller center, e me li sono sempre “rubati” durante le visite frequenti a New York per motivi di lavoro. Una specie di rito della memoria e della vita che mi appassiona e che ho voluto per più volte condividere con i diversi compagni di viaggio nella grande mela con un giro anche nei ricordi dell’infanzia quando il Luna Park rappresenta il colore del sogno. Modi diversi di sognare!
Ellis Island e la Statua della Libertà rappresentano il simbolo della conquista di una nuova Terra, quella del riscatto dalla miseria, del sogno inseguito da generazioni che volevano ritrovare la propria vita, da ogni parte del mondo e che qui ricevevano la prima accoglienza dura e pesante, la prima barriera che avrebbero dovuto superare.
Siamo stati a Ellis Island in ogni stagione dell’anno, quando l’attesa al botteghino per fare il biglietto era lunga e snervante per il freddo o per il caldo, quando era piacevole, guardando verso la Statua imponente e solitario faro delle speranze.
Il Viaggio a Ellis Island fa parte del tour programmato che comprende prima lo sbarco a Liberty Island e poi la prosecuzione dell’itinerario verso il Museo dell’Immigrazione a Ellis Island.
Quando arrivo alla Statua della libertà, partendo da Battery Park con il traghetto, percorro il sogno che essa rappresenta, la prima immagine degli Stati Uniti per le navi cariche di emigranti. Io la vedo che si avvicina dalla parte opposta, ma forse mi trasmette quelle stesse emozioni cariche di ignoto che ogni sguardo di milioni di persone ha vissuto.
Il nostro biglietto non comprende la salita al piedistallo o alla corona della Statua e non facciamo alcuna integrazione perché in fondo gli emigranti la vedevano proprio solo dal mare per finire poi nel centro di smistamento in situazioni davvero difficili di vita, non conoscendo la lingua per interagire nè avendo gli strumenti adeguati per farsi valere… Solo occhiate di intesa tra emigranti per trovare le strade più certe per essere accolti… Quanta storia e quante storie che non si sono potute percorrere e che sono rimaste nell’immaginario collettivo che non hanno un nome, ma solo qualche volto.
TRA SKYLINE E SOSTA
Mi piace mentre cammino sotto alla Statua fotografare il tableau che illustra lo Skyline di Manhattan e che puoi osservare con un cannocchiale dotato di piedistallo per favorire tutti.
Intanto camminando, scattando foto ricordo e fermandosi a guardare il mare e la città del sogno è arrivato mezzogiorno e ci organizziamo per uno spuntino. Liberty Island è attrezzata con un self service tipicamente americano che consiglio a tutti perché un’esperienza di caos e di code, di scelte veloci da fare, e di mostarde colorate da aggiungere a piacere. Non siamo sempre fortunati e il posto esterno con tavolo è difficile da raggiungere con qualunque tempo.
Ci fermiamo un po ‘ a chiacchierare e a scambiarci pensieri di vita, visto che il biglietto del traghetto non impone orari: si può sostare a proprio piacimento e riprendere il traghetto quando lo si decide. Questo favorisce la scelta di ciascuno per la gestione del suo itinerario e delle sue scelte: è possibile infatti anche non sostare a Ellis Island, ma rientrare direttamente a Battery Park.
Noi decisamente ci dirigiamo verso il traghetto che parte ogni 25 minuti circa diretto a Ellis Island per entrare nel Museo dell’immigrazione dove passare del tempo tra il presente e passato, tra le conquiste accertate e le miserie rimaste testimoni di un passato non sempre ancora superato su altri lidi e altri mari….
IL MUSEO DELL’IMMIGRAZIONE
Visitiamo tutti tre i piani del Museo colti d’improvviso dalla nostalgia che portano con sé quei bauli pieni di memorie, di poche cose, testimonianza della propria vita e necessarie alla sopravvivenza… abiti sgualciti, oggetti del quotidiano povero e senza colore come la vita e come le foto in biano e nero scolorite, simboli di un passato che ci coinvolge e che sta dentro di noi.
Penso camminando che anche nella mia famiglia ci sono stati degli emigranti e vado a interrogare il computer che consente di recuperare i nominativi di chi è stato accolto negli Stati Uniti, ma sì ricordo… la sorella di mia nonna friulana che è andata nel Vermont con un matrimonio combinato e che non ha più fatto ritorno e di cui nessuno ha saputo più nulla: una ragazzina di 17 anni persa o inghiottita nel mondo lontano dell’America! Sobbalzi del cuore.
I video in programmazione continua offrono spazi di conoscenza e di memoria mentre scorrono a ritmo continuo in una delle sale silenziose solo percorse dalla narrazione.
Proseguiamo nella visita della mostra che presenta la storia completa delle migrazioni da ogni parte del mondo verso ogni città degli Stati uniti e ne rimaniamo affascinati, stupefatti, coinvolti… e ogni volta è così ad ogni viaggio nel mondo di Ellis Island si vivono momenti di incredibile superamento delle barriere del tempo per scoprire se stessi e piccola cosa del grande universo di mondi che ci hanno preceduto e che sono passati di là.
Nel percorso lungo le sale siete accompagnati e facilitati dalle audioguide comprese nel prezzo del biglietto.
Il consiglio da viaggiatrice del mondo per migliaia di chilometri e per migliaia e migliaia di pensieri è quello di programmare durante un viaggio a New York una giornata in questi luoghi dove poter ritrovare storia, documentazione e un po’ di voi stessi migranti di questo mondo.
Il volo da New York verso l’Italia è in genere nel tardo pomeriggio o in serata e, vista la vicinanza di Coney Island all’aeroporto JFK, ad ogni rientro dai nostri viaggi di lavoro ci siamo sempre fermati per qualche ora a Coney Island, lungo la spiaggia di New York dove si recano migliaia di persone quotidianamente, e che è presa letteralmente d’assalto nel fine settimana. Sembra di partecipare a una festa dove ognuno trova il suo spazio in una moltitudine che si ignora e non si conosce, ma che si accomuna in attività all’aperto in un clima di allegria.
L’impiantito di legno su cui camminiamo è testimone silenzioso di balli improvvisati, del passaggio di personaggi speciali, mentre una musica assordante e monopolizzatrice della nostra attenzione testimonia il paese di origine del musicista di strada. Tutto in un’allegria speciale in una sorta di miscuglio di genti diverse per colore, appartenenza religiosa, situazione personale e politica… .
Oggi siamo qui di fronte alla sterminata distesa di sabbia, contemplando l’oceano nella sua vastità, accogliendo negli occhi la moltitudine di colori che riempiono l’aria.
Camminiamo fino all’acquario dove entriamo per una visita veloce, mentre ritorniamo verso mezzogiorno per un hot dog davvero speciale che mai potrei mangiare ad un baracchino vicino a casa mia. Ma si sa che l’hot dog del vicino è sempre migliore.
Altro clima, altra gente, altro hot dog… ci disponiamo anche noi a salire su qualche giostra che scopriamo con grande soddisfazione essere made in Italy… arriva da Vicenza, ecco in questo momento il nostro orgoglio si rinvigorisce…
e la giornata che chiude un periodo a New York è una esplosione improvvisa di visi, di colori, di musica, di svago, di spensieratezza, di sospensione dalla realtà, di promessa di un ritorno per un altro giro in giostra.
E ci prendiamo anche un souvenir in uno di questi negozi estremamente kitsch, ma non ne possiamo fare a meno… una maglietta almeno da portare per ricordo.
Nel pomeriggio ci dobbiamo avviare all’aeroporto, concludendo così queste due giornate davvero speciali.