Primo contatto con l’India
Dal mio primo viaggio sono passati molti anni quando ci penso mi stupisco sempre. La prima esperienza è stato un giro turistico delle principali città e monumenti e non ho ricordi speciali tranne lo shock di vivere in hotel molto eleganti e poi uscire e piombare nella realtà delle bidonville… Alla festa di Capodanno di quel viaggio del 1976 non riuscivo a mangiare nulla perché continuavo a pensare a chi viveva ai margini di tanto benessere.
Dico sempre a chi mi chiede di questo paese che bisogna andarci preparati e con questo intendo che non è per tutti … ritengo sia per viaggiatori che possono accettarne i grandi contrasti, in certe stagioni il caldo soffocante e più di tutto le enormi differenze sociali.
Nel 1985 siamo partiti io e Enrico (mio marito) per il Rajasthan una parte dell’immenso territorio Indiano al confine con il Pakistan. Avevo chiesto di avere un’auto per noi due e un interprete che parlasse inglese e magari italiano perché Enrico a quel tempo non parlava inglese. Doveva essere una vera vacanza per noi due … per vari disguidi che non vi racconto mi sono ritrovata con altre tre persone al seguito in un’altra auto, anche loro non parlavano inglese e con una guida che parlava inglese e Rajastani la lingua locale.
Io ho dovuto tradurre in continuazione e questo avrebbe potuto guastare e molto la mia vacanza, ma la nostra guida era una persona splendida. Discendeva dai guerrieri Rajput e amava molto il suo Paese. Il nostro itinerario era completo e durante le due settimane che abbiamo passato insieme il nostro autista ci cantava le canzoni tradizionali del matrimonio. Abbiamo assaggiato il cibo di strada nei vari tea stall, il pane cucinato nei forni di pietra e bevuto litri di tea che fanno bollire in pentolini con molto latte, cardamomo e ginger. Una vera bomba.
La sensazione più bella la abbiamo provata dormendo nei palazzi dei Maraja trasformati in alberghi, è stato un salto indietro nel tempo. Avevo pianificato questo viaggio in ogni particolare richiedendo anche di pernottare in alberghi storici che non sono stati prenotati. Non voglio raccontare tutti i disguidi ma tornata a New Delhi ho voluto conoscere chi si era occupato del nostro viaggio.
Eravamo a pranzo e si è presentata una ragazza di nome Judith, un viso aperto e sorridente con una folta capigliatura nera e un sari molto elegante. Ho discusso con lei descrivendo i diversi disguidi del viaggio, ma non riuscivo a mostrarmi arrabbiata … in fin dei conti eravamo sempre colleghe.
Due punti erano davvero importanti: per tutto il viaggio avevo dovuto tradurre anche per le altre tre persone, mentre avrebbe dovuto essere un viaggio solo per me e per Enrico e poi diversi alberghi, considerati storici, sono stati cambiati in corso d’opera.
Judith era preparata e mi ha mostrato diversi fax dove comunicavano al Tour operator italiano che gli alberghi da me richiesti erano in lista di attesa e non li avevano mai confermati, così come la guida parlante italiano durante tutto il tour. Abbiamo invitato Judith a pranzo con noi e da quel lontano 1985 è nata un’amicizia fortissima che dura ancora ora.