SANTA MARGHERITA LIGURE → PASSO FORCELLA • Km 45
Da Santa Margherita Ligure si percorre la strada costiera (Aurelia) fino alla città di Chiavari importante centro commerciale del golfo del tigullio. Caratteristico il centro Storico con i portici medievali le botteghe e le piccole vie che l’attraversano chiamate “caruggi” oltre alle strade più importanti che ricordano nei toponimi città sudamericane (corso Valparaiso, corso Montevideo, corso Buenos Aires… ).
Alcuni importanti servizi pubblici ed amministrativi (palazzo di giustizia, sede vescovile, teatro, cinema, giardini rigogliosi) ne confermano la centralità.
Attraversata la città si punta verso l’interno in direzione di Carasco all’imbocco della Val Fontanabuona. La valle che si sviluppa longitudinalmente rispetto alla costa e porta fino a Genova è sede di cave per l’estrazione dell’ardesia utilizzata da sempre in Liguria nelle costruzioni edili. Da Carasco, tipica cittadina di transito si seguono le indicazioni per la valle Sturla e per i paesi di Borgonuovo Ligure e di Borzonasca sui primi contrafforti dell’appennino, qui la strada si impenna e si comincia a salire al Passo della Forcella, prima vera asperità del viaggio. Dal livello del mare si sale a circa 900 metri immersi in un panorama verde fra leccete e pinete da cui spuntano i campanili dei piccoli borghi sparsi per la montagna. In cima pochi cartelli e un monumento ai caduti partigiani, lo sguardo scorre oltre la montagna verso l’azzurro del mare ormai lontano.
PASSO DELLA FORCELLA → SANTO STEFANO D’AVETO • Km 20/25
Dal passo della Forcella la strada scende a Cabanne e si snoda per una decina di chilometri in quota su un altopiano casa e pascolo della mucca cabannina che secondo gli esperti non ha nulla da invidiare alla più famosa chianina toscana. Qualche curva ancora e si raggiunge Rezzoaglio paese collocato nel territorio del parco regionale dell’Aveto, si respira aria di montagna con le cime più alte dell’Appennino (Monte Aiona, Monte delle Lame). La zona si caratterizza per dati climatologici particolari, con temperature invernali molto basse e una media che si discosta da quella Ligure in generale. A pochi chilometri è sito il lago delle Lame famoso per gli abeti fossili che riposano sul fondo.
Da Rezzoaglio la strada sale a Santo Stefano d’Aveto in una quindicina di chilometri. Santo Stefano è immerso in una pineta in una conca circondata da alcune cime importanti come il monte Maggiorasca e il Groppo Rosso. Il clima è quasi alpino la cittadina è famosa in tutta la Liguria per gli impianti di risalita e le piste di sci da fondo, attualmente causa i cambiamenti climatici le cose sono un po’ cambiate ma gli abitanti sperano sempre in un inverno “come ai vecchi tempi”. Molto interessante è la storia della patrona del paese la Madonna di Guadalupe. Il quadro rappresentante la madonna di origine messicana è esposto sopra l’altare maggiore della chiesa di Santo Stefano D’Aveto fu donato dal re di Spagna Filippo II all’ammiraglio Andrea Doria che la portò con se nella famosa battaglia di Lepanto nel 1571.
Verrà poi ancora donato secoli dopo da un discendente dei Doria alla comunità montana della val D’Aveto diventando così la santa patrona acquisita.
SANTO STEFANO D’AVETO → PASSO DEL TOMARLO → PASSO DEL CHIODO → RIFUGIO MONTE PENNA • Km 30
Disgressione montana per raggiungere per via stradale le cime più alte e il rifugio del Penna mettendo alla prova la mia piccola moto che se la caverà senza guasti importanti in un ambiente di solitaria selvaggia bellezza. In cima ai passi la strada interseca diversi sentieri segnalati che fanno parte dell’alta via dei monti liguri. La sera stessa, al ritorno, nella piccola chiesetta romanica di Amborzasco a pochi km da Santo Stefano avrò l’occasione di ascoltare fortuitamente un magnifico coro di montagna e poi fuori sul sagrato di vedere le luci suggestive della chiesa impavesata e la luce del tramonto a fare da coreografia ad un momento speciale.
SANTO STEFANO D’AVETO → BOBBIO • Km 45
Affascinante la strada stretta e contorta e a tratti esposta sul torrente Aveto che scorre giù in un profondo canyon. La strada passa accanto ad un antico mulino che rappresentava una risorsa economica alimentare importante per la popolazione della valle che veniva qui a macinare le castagne raccolte nei grandi boschi di castagneti. Passato il paese di Salsominore si arriva a Marsaglia in val Trebbia siamo entrati in Emilia in provincia di Piacenza. Da qui sulla statale 45 si prosegue per 10 Km e si arriva a Bobbio.
Bobbio è stato eletto borgo più bello d’Italia nel 2019, sorge presso un’ansa del fiume Trebbia, ai piedi del monte Penice. Conserva la struttura medievale, case, strade, edifici storici conservati e ristrutturati con sapienza.
Bobbio è legato alla figura di San Colombano monaco irlandese che si trasferì qui nel VI secolo.
Il monastero da lui fondato fu uno dei più importanti centri monastici d’Europa. Fu anche un grande feudo che aveva proprietà e terreni in molte zone del nord Italia nel medioevo. Il Ponte Gobbo o Ponte del diavolo che allunga le sue 11 arcate sul fiume Trebbia è stato costruito in epoca romana e poi rimaneggiato nel corso dei secoli. Per alcuni storici dell’arte il ponte è raffigurato nello sfondo del famosissimo dipinto della Gioconda di Leonardo Da Vinci.
Una leggenda del luogo narra che il ponte fu costruito con l’aiuto del diavolo che in cambio del proprio operato pretendeva di entrare in possesso della prima anima che sarebbe transitata sul posto. San Colombano ingannò il diavolo facendo passare un cane.
Oltre al duomo di impianto romanico (sec. XIII) ci sono presso il greto del fiume le Terme di Bobbio che utilizzano un’acqua sulfureo-salsa per i bagni.
Bella, ma molto impegnativa anche la salita al monte Penice che con i suoi 1460 metri è una delle montagne più elevate dell’appennino e segna il confine tra la val Trebbia e il Piacentino e la val Staffora nell’Oltrepò Pavese.
Questo bell’itinerario si snoda lungo un percorso rettilineo e il borgo di Bobbio rappresenta l’estremo limite di questo viaggio. I chilometri percorsi fin qui dovranno essere duplicati per tornare al punto di partenza.
In alta stagione turistica è buona cosa prenotare i pernottamenti considerata la limitata disponibilità alberghiera lungo il percorso.
L’offerta gastronomica de territorio è ricca e diversificata spaziando dalla cucina Ligure a quella Emiliana.
Gli impianti per i carburanti sono presenti solo nei centri abitati più importanti, bisogna tener presente che questo itinerario si sviluppa in buona parte in zone montane a bassa densità abitativa.