Questa è una delle foto più belle che ho.
È stata fatta dal mio amico Dario nell’agosto 2015, in un momento in cui ero crollato addormentato sul bordo di un torrente con davanti le cime del versante svizzero del Monte Rosa.
Ero esausto: il giorno prima avevamo fatto 1600 metri di dislivello con gli zaini pesantissimi carichi di attrezzatura alpinistica e la mattina stessa, alzandoci alle tre, avevamo continuato la salita attraversando il ghiacciaio per tentare di scalare un’aguzza cima di 4200 metri.
A quota 4000 fummo costretti a rinunciare alla vetta, e la discesa fu assai ardua per il caldo che rendeva il ghiacciaio un luogo infido e pericoloso e le ripide pietraie infinite che rendevano delicato ogni passo.
Questa foto è stata scattata proprio appena usciti dalle difficoltà, ormai in salvo, dove al ghiacciaio, ai precipizi e alle morene detritiche si sostituiscono i placidi prati verdi e i ruscelli fragorosi. Lì caddi in questo sonno ristoratore circondato da un contesto idilliaco.
Poi sveglio, scaricata la tensione e riposato il corpo, sopraggiunse la fame e tornammo a ridere e a scherzare. Ci guardavamo indietro e sorridevamo, come tornati da un’impresa mitologica. La fatica era sparita, l’adrenalina pompava nelle nostre vene, e nonostante la rinuncia alla vetta eravamo felicissimi. Euforici ci togliemmo tutti i vestiti e ci facemmo un bagno gelido nelle acque del torrente glaciale, e quello ci sembrò il bagno più bello del mondo.
Lo era, coronati da quelle vette scintillanti; pensavamo che quelli che in quei giorni affollavano le spiagge o le piscine degli hotel cinque stelle non capissero veramente niente. E per noi era meglio così, le montagne erano tutte per noi, ne eravamo i custodi, eravamo follemente innamorati di lei.
Quelle erano le meravigliose estati delle privazioni, della fatica e della vita presa a morsi nelle” nostre” amate montagne. Piccoli grandi imprese di ragazzi squattrinati che partivano dalla città per raggiungere una meta agognata e sognata per mesi e mesi. Le estati che ricordiamo con più nostalgia.