Segesta, città “troiana”
Iniziate il vostro viaggio uscendo al “Casello Segesta” dell’Autostrada E90 Palermo-Trapani e subito recatevi al sito archeologico dell’antica città per una visita. Segesta era una città abitata già nel IX secolo a.C. e secondo la tradizione era stata fondata dagli Elimi, cioè i Troiani fuggitivi dopo la distruzione della loro città. Secondo un’altra tradizione si diceva che fosse stato lo stesso Enea a fondare la città. Segesta diventò ricca e potente per i commerci soprattutto con i Fenici e combatté a lungo con la vicina Selinunte alleata di Siracusa. In seguito fu dominata da Agàtocle, tiranno siracusano, e per pochi anni da Pirro che nel 276 a.C. era diventato re di Sicilia. Durante le guerre puniche Segesta si alleò con Roma, in nome della comune discendenza troiana, e per questo ottenne il notevole privilegio di non pagare tributi ai Romani. Nel V secolo fu conquistata e dominata dai Vandali e nel Medioevo diventò un villaggio poco abitato e senza molta importanza strategica. Sono di grande interesse artistico il Tempio e il Teatro di epoca ellenistica. Conclusa la visita imboccate la SS 188 per recarvi a Calatafimi.
Calatafimi, città “garibaldina”
Il vecchio nome della città, per decreto del 1997, è diventato “Calatafimi Segesta” perché l’antica città rientra nel territorio comunale. Il luogo di Calatafimi era abitato anticamente dagli stessi Elimi della vicina Segesta. Sulla cima della sua collina sorgeva il Castello Eufemio, il centro abitato si sviluppò sotto la dominazione araba (827-1061) ed infatti il nome Calatafimi deriva da quello arabo che significava Castello di Eufemio. Durante tutto il Medioevo ebbe notevole importanza strategica per la difesa del territorio e fu feudo di numerose famiglie nobili, fra le quali gli Enriquez e i duchi di Alba. Calatafimi rimase famosa per la prima battaglia che Garibaldi vinse contro l’esercito borbonico (15 maggio 1860) che gli storici definiscono l’inizio della liberazione del Sud della penisola e prima tappa della nascita del Regno d’Italia. Tra i luoghi di interesse culturale si segnalano la Chiesa di San Silvestro Papa e il Pianto Romano, monumento in memoria della battaglia. Alla conclusione della visita utilizzate il raccordo fino alla SS 113 ed infine percorrete la SP 46 fino a Camporeale, sede dell’Azienda Vinicola Rapitalà, in contrada Rapitalà dello stesso comune, dove si conclude il vostro viaggio.
Storia dell’Alcamo Bianco
Questo vino nacque alla metà dell’Ottocento utilizzando i migliori vitigni a bacca bianca della tradizione vinicola siciliana, soprattutto il Cataratto. Era considerato vino di eccellenza ma in seguito per la sua forte struttura venne utilizzato come vino da taglio. E’ stato rivalutato dopo la concessione della DOC (Denominazione di Origine Controllata) del 1972 e i produttori si sono impegnati per difendere la dignità e la personalità di questo importante vino. Il territorio di produzione abbraccia le zone delle province di Palermo e Trapani ed in particolare i comuni di Alcamo, Castellammare del Golfo, Calatafimi, Camporeale, Monreale, Partinico ed altri, che presentano terreni a prevalenza argillosa.
Caratteristiche del Vino Alcamo
Il vino si ottiene da uve dei vitigni Cataratto (tra 60 e 80%) e di altri vitigni a bacca bianca, come Grillo e Inzolia (tra 20 e 40%). La fermentazione e l’affinamento avvengono in vasche d’acciaio, ma qualche produttore allunga l’affinamento di alcuni mesi in piccole botti di rovere (barrique). L’Alcamo ha un colore paglierino chiaro, un profumo intenso, vinoso e un sapore secco, deciso, fresco. Deve avere una gradazione minima di 11,5 gradi, ma in genere con 12-12,5 gradi arriva sul mercato nell’anno successivo alla vendemmia. Può essere invecchiato per un paio d’anni.
Abbinamenti
L’Alcamo è un vino bianco che si abbina bene con risotti leggeri, minestre di verdure, e in particolar modo con piatti di pesce, soprattutto i molluschi. E’ un vino che accompagna bene un piatto tipico della zona, il Cous-Cous di pesce alla trapanese.
Storia dell’Azienda Vinicola Rapitalà
L’azienda nasce nel 1968 per iniziativa di un nobile francese, Conte Hugues Bernard de la Gatinais, che sposa la palermitana Gigi Guarrasi e si impegna a ricostruire la cantina distrutta dal terremoto del gennaio di quell’anno. I due coniugi valorizzano i vitigni siciliani ma iniziano a coltivare anche i vitigni francesi che trovano in Sicilia un ambiente ideale. In seguito comincia a dare un contributo importante allo sviluppo dell’azienda il figlio Laurent ed in pochi anni Rapitalà diventa un’azienda prestigiosa per l’eccellenza dei suoi vini. Una delle attività più importanti della cantina è quella di organizzare visite di degustazione che propongono interessanti abbinamenti di vino con prodotti tipici siciliani. Potete prenotare una visita per apprezzare la bontà del Bianco Alcamo e di altri vini tipici della zona.