Menfi, città “federiciana”
Potete iniziare il viaggio uscendo al “Casello Candela” dell’Autostrada A 16 (Napoli-Canosa), imboccare la SS 655 ed arrivare a Melfi. La città assunse notevole importanza all’epoca della dominazione normanno-sveva, quando divenne punto di partenza della conquista normanna del Sud d’Italia e quando diventò una delle residenze di Federico II. Proprio lì l’Imperatore Svevo nel 1231 promulgò le “Costituzioni Melfitane”, una serie di leggi che, riprendendo le precedenti norme normanne, avevano il compito di regolamentare la vita economica e sociale del Regno di Sicilia. Le “Costituzioni” accentravano e rafforzavano il potere del sovrano, ma furono uno dei primi esempi di legislazione di uno stato moderno. La città fu poi dominata dagli Angioini, dagli Aragonesi e dagli Spagnoli e nel Quattrocento diventò feudo della Famiglia di Andrea Doria che la mantenne per un lungo periodo. Tra i monumenti più significativi si segnalano il Castello Normanno e la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Conclusa la visita imboccate la SS 93 e la deviazione sella SP 10 fino a Venosa.
Venosa, città “oraziana”
Il territorio della città, abitato fin dall’epoca preistorica, fu conquistato nel 291 a.C. dai Romani e diventò un centro molto importante perché sorgeva sulla famosa Via Appia che collegava Roma a Brindisi, da cui ci si imbarcava per l’Oriente. La città rimane molto legata al grande poeta latino Orazio che vi passò l’adolescenza. Venosa riacquistò un ruolo di rilievo al tempo della dominazione dei Normanni e degli Svevi ed infatti Federico II fece costruire un castello che ebbe la funzione di “Tesoro del Regno” e lì nacque su figlio Manfredi, diventato poi Re di Sicilia. La città fu poi dominata dagli Angioini, dagli Aragonesi e dagli Spagnoli e rimase sempre centro culturale di rilievo. Venosa fu feudo della Famiglia Gesualdo ed in seguito delle Famiglie Ludovisi e Caracciolo. Seguì le sorti del Regno di Napoli fino all’Unità d’Italia. I monumenti più importanti della città sono la Casa di Orazio, il Castello Aragonese e la Cattedrale di Sant’Andrea. Conclusa la visita recatevi all’Azienda Vinicola “Terre degli Svevi” in Contrada Piano di Camera di Venosa.
Storia dell’Aglianico del Vulture
Il vitigno Aglianico ha origini antichissime perché sembra che sia stato importato dalla Grecia e nell’epoca dei Romani dava un vino molto apprezzato. Al tempo della dominazione spagnola il nome Ellenico o Ellanico si trasformò in Aglianico. E’ un vitigno molto diffuso nel Meridione d’Italia ma quello della zona del Vulture viene paragonato ai vitigni nobili del Nord, come il Nebbiolo e il Sangiovese. Il Vulture è un vulcano spento che in epoca antica cosparse il territorio di cenere e detriti lavici che determinano l’alta qualità del vino. Questi depositi sono prevalenti nei comuni di Barile, Rapolla e Rionero in Vulture, diminuiscono verso Est nei comuni di Ginestra, Melfi e Ripacandida, dove si aggiungono elementi argillosi e nei comuni di Venosa e di Maschito dove si trovano elementi di argilla, calcare e sabbia. Questa varietà di composizione dei terreni non incide sulla qualità di base del vino. La storia moderna dell’Aglianico inizia nei gli anni ’60 del secolo scorso quando esso ottenne la DOC (Denominazione di Origine Controllata) e quando i produttori si impegnarono nell’introdurre tecniche moderne di lavorazione delle uve.
Caratteristiche dell’Aglianico del Vulture
Il vino si ottiene “in purezza”, cioè con esclusivo uso di uve Aglianico, e presenta un colore rosso rubino con leggera tendenza al granata e un sapore intenso che lascia un leggero retrogusto amarognolo. La fermentazione avviene in vasche di vetroresina o di acciaio e l’affinamento i botti di rovere. Vi sono le versioni normale, che prevede un invecchiamento di un anno e minimo 11,5 gradi, e Vecchio e Riserva per i quali si ha un invecchiamento intorno ai 4 anni e una gradazione minima di 12,5. Si ha poi un completamento di maturazione abbastanza lungo in bottiglia. L’Aglianico del Vulture può essere invecchiato anche fino a 10 anni.
Abbinamenti
Come tutti i grandi vini anche l’Aglianico del Vulture si accompagna molto bene con arrosti di carne rossa, con selvaggina ed anche con brace di carne di maiale. E’ indicato anche per formaggi stagionati e quindi si beve bene con il formaggio della Basilicata “Caciocavallo Podolico” che viene stagionato anche per 5-6 anni.
Storia dell’Azienda Vinicola “Terre degli Svevi”
L’azienda nasce nel 1998 per valorizzare le potenzialità dell’Aglianico del Vulture che trova nella terra del Monte Vulture l’ambiente e il terreno ideali per meglio esaltare la forte “personalità” del vitigno. Con i suoi 120 ettari di vigneti l’azienda ha presto acquistato prestigio diventando un punto di riferimento per l’attività enologica della Basilicata. La preparazione e l’esperienza dell’enologo Paolo Montrone hanno consentito di migliorare le tecniche di coltivazione e soprattutto di lavorazione delle uve e il successo ottenuto dimostra la validità delle innovazioni introdotte. L’impegno e la passione con cui si svolge l’attività dell’azienda hanno portato l’Aglianico ai livelli dei grandi vini piemontesi e toscani. Orgogliosa dei risultati conseguiti l’azienda si sforza anche di far conoscere ai visitatori la bontà dei suoi vini ed in particolare dell’Aglianico del Vulture. Voi potere partecipare ad una visita di degustazione per apprezzare questo grande vino e i prodotti della regione.